Si mangia per vivere, non si vive per mangiare.

10.11.2017

Voglio dedicare lo spazio di questo articolo al cibo, all'atto del mangiare, questo bisogno incessante e continuo che ci accompagna dalla mattina alla sera, tutti i giorni, e senza del quale ci sentiamo come spaesati, persi, senza riferimenti, come smarriti a noi stessi.

Non prestiamo veramente attenzione alle nostre azioni, ma siamo dipendenti, drogati, assuefatti da tutto ciò che è commestibile e che troviamo a disposizione sempre ed ovunque, in ogni momento e in ogni luogo.

Quando vogliamo incontrare qualcuno ci incontriamo al bar, con la scusa di un caffè, che poi alla fine si traduce in una consumazione. Quando vogliamo uscire con gli amici prenotiamo il tavolo in pizzeria, dove ci si diverte gustando pizza e birra. Quando vogliamo celebrare una cerimonia mandiamo inviti ai parenti per il ritrovo al ristorante, dove quello che è un semplice pasto diventa un prolungamento eccessivo che può durare anche tutta una giornata. Quando si tratta di fare un regalo romantico, chi, almeno una volta, non ha regalato un cioccolatino al proprio partner?

Questi sono semplici esempi di vita quotidiana che ci mettono in relazione con gli altri, esempi dove crediamo di mettere al primo posto il piacere della compagnia, ma che in verità mettiamo al primo posto l'atto del mangiare, del mettere qualcosa in bocca e riempirsi lo stomaco, poiché è così che la società ci ha portati, indotti, istruiti a quella che oramai è diventata un'abitudine, un vizio, uno stile quasi di educazione per mantenere in essere le relazioni, un'usanza da rispettare di buon senso. Ci siamo dimenticati cosa è il vero valore degli altri nella nostra vita, ma siamo legati agli altri dal cibo; ci siamo dimenticati che per stare bene insieme non è necessario mangiare qualcosa, bensì basterebbe la presenza, la comunicazione, la verità.

Analizziamo un altro aspetto: prendiamo in considerazione la dieta classica che il mercato ci offre basata sulla colazione, lo spuntino di metà mattina, il pranzo, lo spuntino del pomeriggio, la cena, ben cinque pasti da suddividere nell'arco della giornata, perché così dicono sia salutare per l'organismo. Ma veramente il corpo umano ha bisogno di tutto questo cibo o è solo un modo per alimentare il mercato, la richiesta dei prodotti e permettere così sempre un maggior consumismo? Ci fanno credere che bisogna mangiare per vivere e poi ci mettono davanti a molteplici diete da seguire per riprendere la salute fisica, per guarire dalle malattie, per essere più in forma e belli per la prova costume o per essere più sensuali e sexy nei momenti romantici. Che senso ha tutto questo? Quanto prestiamo veramente ascolto a noi stessi?

Oggi giorno le diete spuntano come funghi, ma sono tutte false promesse che danno riscontri magari anche immediati ma che però non durano nel tempo, danno la risposta a come perdere i kg in eccesso ma non si soffermano a quello che è lo stato di salute attuale di chi si avvicina all'argomento, diete per ogni curiosità. Anche nei social arrivano richieste di contatto per scoprire quello che è il metodo che funziona per essere più magri, come se fosse l'unica cosa importante nella vita!

Siamo circondati dal cibo, dove l'alimentazione è il gancio che il sistema usa e sfrutta per renderci schiavi, manipolando attraverso di esso, il corpo fisico, la mente, i pensieri, le emozioni, i sentimenti, gli stati d'animo, le nostre azioni, etc.... "Siamo ciò che mangiamo" dicono nelle culture orientali, ed è effettivamente così. Osservando lo stile di vita delle persone che ci sono intorno, possiamo notare che coloro che hanno un'alimentazione pressoché simile, si comportano nel medesimo modo, sono come programmati con lo stesso hardware.

Oramai, dove la stragrande maggioranza dei prodotti alimentari che si trovano in commercio sono di natura chimica, guardando il quadro da una prospettiva un po' più ampia si può affermare che il cibo è la droga che circola in maggior misura nel mondo, la droga più legalizzata che chi gestisce il controllo delle masse utilizza per rendere schiavi coloro che sono ancora dormienti.

Per nutrire in maniera sana e salutare, in modo etico e funzionale per l'integrità ed il benessere del corpo fisico, dell'organismo in tutte le sue attività, non è necessario mangiare, bensì nutrirsi, ovvero dare il nutrimento, apportare ciò che è veramente utile per vivere.

Quando parliamo di mangiare possiamo ingurgitare di tutto e di più senza fare attenzione agli ingredienti, alla loro natura, alla consistenza della portata che portiamo a tavola, alla qualità e quantità degli alimenti che molto spesso vengono consumati insieme all'interno di un unico pasto, senza tenere in considerazione tutto il lavoro che l'organismo è sottoposto a fare per la digestione e l'assimilazione degli stessi. Quando invece ci nutriamo, lo facciamo in modo cosciente e consapevole, apprezzando le proprietà nutrizionali di ciò che stiamo introducendo, prestando attenzione alla varietà dei prodotti e alle loro caratteristiche. Siamo più presenti nell'ascoltare la risposta del corpo, e prestiamo molta più attenzione a quella che è la prevenzione piuttosto che ritrovarsi poi all'ultimo minuto a ricorrere alla cosiddetta cura dei sintomi che si possono manifestare da una mancanza di conoscenza e discernimento.

Crediamo che bisogna mangiare per vivere, quasi con l'obbligo di sedersi a tavola per consumare i pasti "obbligatori" come lo sono ad esempio il pranzo o la cena, senza dei quali siamo intimoriti da chissà quale effetto possa subire il nostro corpo. Crediamo così fermamente che se non si mangia si muore di fame, così tanto che quando incontriamo qualcuno che invece regolarmente fa il semi-digiuno o il digiuno, ci sembra di parlare con un alieno.

In natura non si mangia per vivere, ma si vive per mangiare, e lo possiamo vedere anche dal comportamento istintivo degli animali, che cacciano solo per procurarsi il cibo e non per hobby, che mangiano solo per il sostentamento e non per essere membri dello stesso branco, che sanno selezionare la vegetazione più salutare e le dosi sufficienti per il nutrimento, anziché magiare più del dovuto da dover ricorrere poi a qualche prodotto digestivo.

Concludo questo articolo, così come da titolo "Si mangia per vivere, non si vive per mangiare". Anche se il sistema ci tratta come polli da allevamento, nutrendoci come polli da allevamento, sta a noi scegliere quanto vogliamo veramente continuare ad essere schiavi di questo meccanismo o ritornare ad essere responsabili della nostra salute.

Marta

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